martedì 7 gennaio 2025

I RE MAGI DI JANE CROWRHER

 


(Le Signore dell'Arte) - Originaria di York (Regno Unito), fondatrice e artista di Bug Art, Jane Crowther ha studiato Illustrazione al Kingston Polytechnic (ora Kingston University). All'inizio degli anni '90, mentre risiedeva nel nord di Londra, Jane ha progettato una piccola gamma di biglietti di auguri per integrare il suo magro reddito come artista, inizialmente vendendoli alle fiere dell'artigianato insieme ai suoi grandi dipinti multimediali. I biglietti di auguri hanno iniziato a vendere molto bene e Jane ha preso la decisione commerciale di concentrarsi sui disegni dei biglietti. Nasce cosi BugArt.

domenica 29 dicembre 2024

VERMIGLIO

Ho visto un film che è un incanto: Vermiglio, di Maura Delpero.

Siamo in Trentino sul finire della seconda guerra mondiale, in un piccolo paese di montagna con la sua comunità rurale, i suoi riti, le fatiche e le speranze.
Il registro è quello del cinema etico di Olmi o Diritti ma non va mai nella retorica del naturalistico o della contemplazione agreste.
E poi ci sono le donne. Madri e figlie. I parti. I loro corpi che si gonfiano per le tante maternità. La loro lotta per l' emancipazione da uomini che decidono e comandano anche sui loro corpi. Ed è lotta tanto più forte perché non ideologica e perché c'è una dolcezza sottesa a tutto il film che lo rende ipnotico.
Ci sono le voci e i volti bellissimi di bambini che commuovono e la nascita come celebrazione di vita nuova, di gioia per la creatura che viene al mondo. Ed è gioia disarticolata da qualsiasi contingenza perché è universale: nel viso della neonata che chiude il film c'è tutto il significato di un amore per la vita che ama e rinnova se stessa, al di là di tutti gli intralci e le brutture del mondo. Quella gioia assoluta che fa dire ad Hannah Arendt " un bambino è nato tra noi".

lunedì 16 dicembre 2024

PARASTOO AHMADI, LA VOCE DI TUTTE LE DONNE IRANIANE

 


È libera Parastoo Ahmadi la cantante iraniana arrestata


Il 'concerto immaginario' su YouTube della giovane cantante e musicista iraniana Parastoo Ahmadi, che ha sfidato l'obbligo dell'hijab e il divieto, imposto alle donne, di cantare in pubblico, ha fatto scorrere nuova linfa nelle vene delle donne iraniane, che continuano instancabilmente e coraggiosamente a lottare contro le severe leggi imposte loro dopo la Rivoluzione islamica del 1979.

Nel corso del suo concerto dal vivo, senza pubblico, Parastoo ha interpretato alcune famose canzoni iraniane, tra cui "Il tulipano è cresciuto dal sangue dei giovani", un brano che inneggia alla libertà, invitando gli spettatori a "immaginare questa bellissima patria, qui voglio cantare per le persone che amo. È un diritto che non posso ignorare: cantare per la terra che amo profondamente". Nonostante il divieto di accesso al canale YouTube in Iran, il video, ad oggi, ha ricevuto 1,7 milioni di visualizzazioni e decine di migliaia di commenti.

"La tua coraggiosa iniziativa ha dato un nuovo impulso alla lotta delle donne", scrive una ragazza. "Bisognerebbe vivere in Iran per capire il livello di coraggio che hai dimostrato. Il coraggio rinasce dalle donne", si legge in un altro commento. Anche moltissime celebrità iraniane hanno dimostrato il loro sostegno a Parastoo, tra cui la cantante Mojgan Shajarian, la cantante e attrice Hana Kamkar e l'attrice Katayoun Riyahi, che è stata la prima artista ad essere condannata per aver postato la sua immagine a capo scoperto a sostegno della rivolta del 2022 di 'donne, vita, libertà', scatenata dalla morte di Mahsa Amini, sotto custodia della polizia per non aver indossato in modo corretto l'hijab islamico. "Canta! Così la città sarà piena di canti femminili", ha scritto il regista ed ex prigioniero politico Mostafa Al-Ahmad sui social media. La giovane cantante, che ieri era stata arrestata, oggi è stata rilasciata in attesa del processo. Con lei erano stati fermati i due musicisti che la accompagnavano nel concerto: il pianista Ehsan Beiraghdar e il chitarrista Soheil Faghih Nasiri. Sono stati minacciati dalla magistratura di un "necessario confronto" per aver "agito contro le norme islamiche e i valori sociali". Nata il 21 marzo 1997 nella città settentrionale iraniana di Noshahr e con una formazione in regia cinematografica, Parastoo ha usato la sua piattaforma per difendere i diritti delle donne in Iran.

Nell'ottobre 2023 è stata perseguita per aver pubblicato la canzone "Aria di libertà", scritta nel giugno dello stesso anno, e per aver cantato "Il tulipano è cresciuto dal sangue dei giovani" durante le proteste del 2022. Il malessere espresso da tante iraniane e le manifestazioni di protesta stanno forse ottenendo qualche risultato. Il Parlamento di Teheran avrebbe infatti dovuto ufficializzare una nuova, dura legge sull'hijab il 13 dicembre scorso. Cosa che invece non è avvenuta in seguito alla pausa di riflessione chiesta dal segretariato del Consiglio supremo di sicurezza nazionale (Snsc). L'iniziativa, a quanto si è appreso, sarebbe stata presa per avere il tempo di preparare un emendamento che chiarisca alcune ambiguità della norma che potrebbero creare tensioni sociali. Anche il segretario dell'Snsc, Ali Akbar Ahmadian, ha detto di temere che la nuova legislazione possa provocare inutili conflitti nel Paese. La nuova legge, aspramente criticata anche da attivisti, avvocati e celebrità, prevede pene severe - pesanti multe, carcere e sequestro dei beni - per le donne non velate o che non osservano completamente l'uso dell'hijab. Inoltre, "il tribunale potrà considerare il crimine delle donne che incoraggiano il non risèetto della legge sul velo in coordinamento con gli Stati stranieri come 'corruzione sulla terra', un reato per il quale si è può essere condannati alla pena di morte.

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martedì 27 agosto 2024

I piccoli paesi lucani, le aree interne e i soldi che girano

 (Michele Finizio

Non sarà con la cultura “fritta e mangiata”, riservata ai “picnic eruditi” dei viaggiatori dell’estate e della domenica, che si salveranno i borghi in via di estinzione, ormai diventati luoghi della consumazione

Strategie per le aree interne e rurali, turismo delle radici, turismo religioso, attrattori costosi e a volte fallimentari. Azioni che appaiono, nel migliore dei casi, come un fronte di resistenza all’inesorabile spegnimento dei piccoli paesi. Nel peggiore dei casi si tratta di soldi, soldi in gran quantità “investiti” – si fa per dire- in una miriade di iniziative buone per tre giorni o una settimana, e ancora più buone per chi riceve quel denaro in cambio di qualche performance. Direzioni artistiche, anche improbabili, animatori, teatranti e musici, cucinieri e inventori di coriandoli. Il popolo “alternativo”, quello che non “soffre la fame” e vanta di possedere qualche centimetro di cultura superiore alla media, partecipa, balla, canta. E ascolta i sermoni pseudo-filosofici e poetici di taluni esperti di danza della pioggia. Poi tutti a casa. Il borgo torna alla sua solitudine e ai suoi problemi di sopravvivenza. A finanziare queste meteore annuali, la Regione, l’Apt, aziende e imprenditori privati, e anche i GAL. Soldi. Decine di milioni.

C’è un “accanimento terapeutico” sulla bellezza vera o presunta dei luoghi. Il che vuol dire puntare, con patetica insistenza, sul turismo, sulla dimensione ludica e sulle tavolate di prelibatezze tipiche del borgo. Qualcosa di comico avviene quando si scopre che il piatto tipico del paese pinco pallo è sostanzialmente uguale al piatto tipico del vicino paese Pallo pinco, magari cambia solo il nome. Eppure sembra che quella pietanza, quella montagna, quel paesaggio incantevole, quelle tradizioni “popolari” (una volta lo erano quando c’era il popolo) salveranno quei luoghi dalla definitiva dipartita. Intanto, tutto questo serve a distribuire soldi. E al momento, per alcuni, è l’unica cosa che conta, il resto si vedrà.

Secondo la logica dell’accanimento terapeutico sulla bellezza, si salveranno soltanto i paesi che, in base a banali criteri, sono affascinanti o lo diventeranno. Tutti gli altri, quelli “brutti”, avranno a che fare con un futuro che viaggia sul binario morto. Eppure, tutti hanno la stessa luna e lo stesso cielo. Tutti hanno lo stesso cibo, le stesse strade incerte e tortuose. Tutti hanno gli stessi problemi: l’assenza o la carenza di servizi per la vita; le distanze dal resto del mondo. E non sarà con la cultura “fritta e mangiata”, riservata ai “picnic” eruditi dei viaggiatori dell’estate e della domenica, che si salveranno.

Devo ripetermi. I piccoli paesi ridotti a luoghi di rappresentazione hanno invece bisogno di essere luoghi di creazione. E allora? Che i paesi siano luoghi di Arte e Cultura, anziché di poesie alla brace e di leggende in tempura. Siano soprattutto luoghi di creazione non di destinazione. Siano luoghi della realtà e non contenitori di simboli. Sembra una banalità, ma non lo è. Ancora una volta per capire la verità della fatica della gente che vive o sopravvive nei piccoli paesi è Vito Tetiche dobbiamo ascoltare: “Partire e restare sono i due poli della storia dell’umanità. Al diritto a migrare corrisponde il diritto a restare, edificando un altro senso dei luoghi e di se stessi. Restanza significa sentirsi ancorati e insieme spaesati in un luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare radicalmente.” E questo non è possibile se i borghi continuano a trasformarsi in luoghi della consumazione di ciò che resta e dei soldi che girano.

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venerdì 16 agosto 2024

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